Vivere in un giardino

Tra le qualità che deve avere un architetto, credo che la capacità di immaginazione sia il talento più importante, perché è l’unica attitudine che consente di visualizzare uno spazio prima di averlo disegnato e realizzato.

Quando un cliente torinese mi accompagnò in precollina per vedere la proprietà in cui voleva costruire la sua casa, trovai un fabbricato costruito nel 1939 per produrre i pezzi di ricambio per le biciclette del motovelodromo cittadino. Un unico volume, sviluppato in verticale, pigramente adagiato in un’area residenziale ricca di verde: un’occasione imperdibile per trasformare il vecchio spazio industriale in un loft immerso nella luce e nell’ambiente circostante. È nata da questa percezione la grande apertura posta sul fronte al primo piano, dove sei metri lineari di finestre scorrevoli a tutta altezza proiettano in casa il verde prospiciente, regalando a chi ci vive la sensazione di trovarsi in un giardino.

Non a caso, gli ambienti interni sono stati trattati come prosecuzione del giardino esterno, portando in casa quanta più luce possibile sia mediante ampie vetrate, sia attraverso aperture sul tetto che gettano fasci di luce nelle stanze. La realizzazione di un vero e proprio giardino indoor, infine, cancella ogni soluzione di continuità tra interno ed esterno.
L’attenzione dedicata alla ricerca e all’utilizzo di materiali naturali per arredi, colori e finiture rende compiuto il progetto postindustriale di un giardino da vivere. Il terrapieno sottostante, cuore della vecchia fabbrica, si è rivelato la sede ideale per ricavarne due box auto, intervento che ha consentito di valorizzare a pieno le caratteristiche del fabbricato. Un cerchio che si chiude.