Una delle qualità che più mi affascina dell’architettura è la possibilità di trasformare un ambiente lavorando su due soli elementi, spazio e luce. L’ho capito in un ufficio degli anni '70 situato al piano rialzato di un edificio in precollina, che il proprietario voleva far diventare la sua casa.
La modesta illuminazione dovuta alla posizione e la presenza di colonne portanti rappresentavano vincoli forti, ma una casa non è mai uno spazio chiuso dietro una porta, non a caso la soluzione è venuta dall’area di accesso al condominio su cui si affaccia l’appartamento.
Dall’esterno verso l’interno la luce non doveva incontrare ostacoli, ragion per cui dalle finestre si aprono direttrici di spazio che illuminano tutti gli angoli della casa. All’interno la luce doveva pervadere gli ambienti, obiettivo raggiunto attraverso porte a tutta altezza che scompaiono nella muratura. In qualsiasi stanza, la percezione è quella di uno spazio flessibile e in continuità con l’area esterna, della quale cattura la luce a ogni ora. Un retro che diventa un ingresso di luce, un ingresso che può diventare soggiorno o sala da pranzo, in base al momento della giornata. Una casa da vivere inserita nel suo contesto, dove anche gli affacci e i giochi di luce degli arredi si integrano in un unico spazio armonico.
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